La tua guida nel mondo virtuale
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Psicologia dei filtri sui Social Network: in equilibrio tra autostima e divertimento

L’utilizzo continuativo e abitudinario di filtri AR che modificano i connotati, eliminano le “imperfezioni” del viso e truccano può influenzare la nostra autostima e la percezione di noi stessi. Ecco perché, secondo me, dovremmo cancellarne alcuni dai nostri account.

Da un po’ di tempo a questa parte un pensiero mi ronza nella testa.

Vedo molto spesso influencer e utenti di qualsiasi età utilizzare sui social (in particolare Instagram, Snapchat e TikTok) filtri AR che modificano visibilmente connotati e tratti del viso.

Un naso che diventa finissimo, occhi che diventano grandi, brillanti, cambiano colore e via le occhiaie per fare spazio ad un incarnato da bambola di ceramica.

Presa da un moto di sconforto, mi sono chiesta cosa avrei potuto fare nel mio piccolo per iniziare a cambiare questa situazione che sta sfuggendo di mano, soprattutto ai più giovani.

*Questo articolo vuole essere una riflessione sui “filtri” che ogni giorno vediamo sui social network, tra mie opinioni personali, vostri spunti e costrutti psicologici.

**Ovviamente il discorso sarà riferito ai filtri che modificano in modo consistente le caratteristiche fisiche della persona che li utilizza, secondo un canone di bellezza che spinge alla ricerca continua della perfezione e di determinati tratti somatici.

Iniziamo da qui: cos’è un filtro AR?

Quelli che utilizziamo sui social e chiamiamo semplicemente filtri sono una sorta di “maschera” sviluppata in Realtà Aumentata che modifica o aggiunge oggetti al nostro viso o al viso delle persone che inquadriamo con la camera del nostro smartphone.

Abbiamo parlato delle potenzialità della Realtà Aumentata in questo articolo, ricordate?

I filtri esistono su diversi social come Instagram, Facebook, TikTok, Snapchat e possono aggiungere make-up al nostro viso, trasformarci in animali o supereroi, modificare i colori, la grana delle scene che inquadriamo o aggiungere elementi grafici (scritte, simboli, oggetti 3D).

Ecco alcuni esempi.

Esempi di filtri AR | ilpost.it

Non solo divertimento: esistono potenziali rischi dovuti al loro utilizzo?

Sotto l’innocente capacità dei filtri di farci sentire un po’ più sicuri di noi, farci divertire o regalarci un piccolo momento di vanità, si nascono diverse insidie, soprattutto per chi sta costruendo o combatte ogni giorno con sé stesso per definire la propria immagine e, di conseguenza, l’autostima.

Modificando il nostro viso, i filtri ci mostrano in una veste “migliore” (ma migliore per chi?): come saremmo senza il nostro naso a patata? Con le labbra più grandi? Con gli occhi da cerbiatto?

Quando ci guardiamo con queste maschere, anche se lottiamo contro noi stessi per non farlo, ci vediamo migliori di come siamo nella realtà e pensiamo a come potremmo essere se sparissero di colpo i nostri difetti (…o quelli che immaginiamo di avere!).

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Ecco come i filtri possono modificare il mio viso. Solo la prima foto è senza filtro | benesseretecnologico.it

Giorno dopo giorno, iniziamo a fantasticare e a provare un pizzico di vergogna a mostrarci al naturale sui social. Ci abituiamo ad utilizzare i filtri e iniziamo a costruire un’immagine di noi falsata per gli altri e, soprattutto, per noi stessi.

Dai social passiamo alla vita reale.

Ci guardiamo allo specchio… ma non siamo soddisfatti di quello che vediamo, vorremmo mettere un filtro anche lì. Vorremmo che gli altri ci vedessero sempre con la nostra “maschera di bellezza”.

Si crea così una discrepanza tra la nostra immagine reale e quella virtuale.

Ad un livello meno grave, rischiamo di rimanere eternamente insoddisfatti di noi, delle nostre forme, del nostro viso, delle nostre imperfezioni e particolarità. Se pensiamo poi agli adolescenti che stanno costruendo la loro immagine e la percezione con di sé con la normale fatica dovuta all’età, l’utilizzo di questi strumenti potrebbe avere un peso ancora maggiore.

L’apparenza non corrisponde né dialoga più con l’essenza della persona, creando problemi soprattutto nelle relazioni.

Nella peggiore delle ipotesi possiamo incappare nella selfie dismorfia: un fenomeno che spinge soprattutto i più giovani a richiedere interventi chirurgici precoci, per assomigliare all’immagine di sé data dai filtri social.

Cosa possiamo fare per migliorare la situazione?

Possiamo iniziare con un piccolo ma importante passo dai nostri account social, ripulendoli dai filtri “incriminati”. In questo modo non ci verrà più la tentazione di utilizzarli e non li avremo lì sotto il naso a portata di tap.

Vi prometto che non ne sentirete la mancanza, anzi.

Su Instagram basta andare nelle Storie, scegliere il filtro da eliminare, cliccare sul suo nome in basso, poi sui 3 pallini “Altro” e “Rimuovi… il gioco è fatto.

Un altro passo che possiamo fare è parlarne con la nostra cerchia di contatti, social e non.

Se condividete un’idea potrete potenzialmente raggiungere persone che non ci avevano ancora pensato. A loro volta queste possono rilanciare il messaggio nel loro network: non sappiamo chi potrebbe avere bisogno di parlare di determinate tematiche.

Smettiamo di seguire chi li utilizza costantemente. Una mia regola fondamentale per vivere al meglio la mia vita digitale è seguire solo persone che aggiungono valore alla mia visione del mondo. Che si tratti di informazione, punti di vista su tematiche che non conosco o “semplice” intrattenimento… l’importante è che non mi faccia sentire inadeguata in nessun modo.

Ci sono persone che mostrano normalità e naturalezza, diamo a loro la nostra attenzione. Vivere in una società incentrata su canoni di bellezza irraggiungibili è già sufficientemente frustrante per la maggior parte di noi.

Piccola tip:

Se stai guardando le Instagram Stories di qualcuno e sei indeciso se stia usando filtri o meno, guarda in alto a sinistra sotto il nome del profilo. Se la persona sta effettivamente utilizzando un filtro leggerai il nome e il nickname di chi l’ha creato.
Ecco qui un esempio. Cliccando potrai anche provarlo e, se ti piace, salvarlo!

Educazione digitale e affettiva per i più giovani che iniziano ad utilizzare i social

La giusta educazione ed informazione su come funzionano i social network, come possono essere utilizzati in modo positivo e i loro limiti, aiuta i giovani ad essere utilizzatori consapevoli della tecnologia e ad individuare fenomeni rischiosi per il proprio benessere.

L’educazione affettiva, in merito ai social, aiuta ad acquisire competenze relazionali utili anch’essere a non farsi sovrastare e trascinare da dinamiche che possono minare l’autostima e la costruzione di legami affettivi positivi.

In questi due articoli abbiamo parlato di altre problematiche che possono nascere da un utilizzo scorretto e poco salutare degli strumenti tecnologici, le conoscevate?

Spero che l’articolo ti sia piaciuto. Da oggi in poi, mi raccomando, non aver paura di mostrarti “al naturale” nella vita e sui social!

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