La tua guida nel mondo virtuale
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La tecnologia influisce sulla nostra memoria? Ecco pro e contro

 

Molte tecnologie oggi ci permettono di “tenere in memoria” facilmente ricordi, impegni e pensieri e di gestirli come desideriamo. Ecco come sta cambiando la nostra memoria tra hard disk, calendar e motori di ricerca.

 

 

Ogni giorno utilizziamo molti strumenti diversi per prendere appunti, note e per fissare appuntamenti e promemoria.

È innegabile la comodità di app come calendari, note, archivi e gallerie a portata di click sui nostri smartphone. Ricordi e informazioni importanti sono sempre disponibili, per questo abbiamo meno necessità di tenerli a mente.

Password, combinazioni e codici ci sembrano davvero infiniti.

Fortunatamente oggi la tecnologia ricorda al posto nostro tutte queste informazioni arbitrarie, non costringendoci più ad impararle a memoria.

 

Ma quali sono le conseguenze per la nostra memoria?

Finiremo davvero per non riuscire a ricordare più nulla da soli?

 

Evitiamo  gli allarmismi e le informazioni superficiali: le tecnologie non sostituiranno le nostre capacità mnemoniche, nè diventeremo incapaci di ricordare.

 

Considerando pro e contro possiamo comprendere meglio i reali cambiamenti apportati alla nostra memoria.

 

Tutti noi oggi utilizziamo i motori di ricerca – come Google – per ottenere le informazioni che ci interessano, anche se talvolta con un piccolo sforzo potremmo ricordarle da soli.

Questa tendenza si chiama Cognitive Offloading ed è stata evidenziata da un recente studio statunitense.

Secondo i risultati saremmo sempre più propensi all’utilizzo di Internet come supporto alla nostra memoria e per la ricerca di informazioni.

Davanti ad una domanda, le persone preferiscono rispondere facendo affidamento a Google anziché attivando le proprie risorse mnemoniche. Questo comportamento è così frequente da diventare un automatismo.

Osservando questi dati, sembrerebbe che il nostro bisogno di cognizione (cioè la propensione ad approfondire e dedicarsi a compiti intellettualmente complessi) si stia riducendo sempre di più.

Questa “controindicazione tecnologica” riguarderebbe soprattutto i Nativi Digitali, abituati fin da piccoli ad utilizzare modalità di pensiero che richiedono il supporto esterno delle tecnologie.

 

Quello che si sta sviluppando è un nuovo modo di pensare, semplicemente diverso da quello a cui eravamo abituati?

 

Infatti, se da un lato la tendenza a sfruttare la tecnologia può essere considerata un limite, dall’altro troviamo anche degli aspetti positivi.

Trasferire una parte delle nostre memorie (ad esempio attraverso le fotografie) o dei processi cognitivi (come i calcoli matematici, che abbiamo da tempo assegnato alle calcolatrici) ci permette di dedicare le nostre risorse cognitive ad attività più elevate e complesse.

Sono proprio quest’ultime che ci contraddistinguono come esseri umani.

Spostando una parte di risorse cognitive nelle tecnologie possiamo alleggerire il nostro cervello, evitandogli sforzi che spesso limitano creatività, flessibilità e pensiero laterale.

 

 

Anche la possibilità di trovare con semplicità ed immediatezza un’infinita quantità di informazioni ha lati positivi e negativi.

Possiamo ad esempio consultare molte fonti differenti nel formato che più preferiamo (immagini, video, infografiche…).

Internet infatti, se utilizzato con criterio, può accontentare praticamente le esigenze di ogni tipo di utente.

Naturalmente per sfruttare al massimo le potenzialità del web occorre sviluppare il pensiero critico che consente di distinguere, analizzare e valutare i dati e le informazioni.

 

Inoltre, più o meno consapevolmente, condividendo gran parte della nostra vita quotidiana sui Social abbiamo contribuito a creare una sorta di “diario della nostra vita”.

 

I nostri ricordi rimangono sul web?

 

È evidente quindi la necessità di educare giovani e adulti ad un utilizzo responsabile e consapevole delle tecnologie, in modo da prevenire i pericoli e gli inconvenienti che possono verificarsi.

 

Nessuna di queste informazioni mi fa pensare che Internet ci stia rendendo stupidi, facendo gli sforzi al posto nostro.

Se da un lato la mente risulta “alleggerita”, dall’altro utilizzare strumenti tecnologici richiede nuove competenze, non meno importanti delle altre.

Trovandoci nell’era dell’informazione di massa, hard disk, motori di ricerca e social network ci fanno comodo e la nostra memoria si appoggia ad essi.

Non abbiamo smesso di memorizzare, semplicemente stiamo cambiando.

È come se distribuissimo le nostre conoscenze e funzionalità cognitive tra gli strumenti, il contesto e gli altri, sfruttando forme di archiviazione, memorizzazione e condivisione diverse da quelle più tradizionali.

 

Ogni epoca storica ha dovuto fare i conti con l’entrata in scena di nuovi strumenti in grado di esteriorizzare i nostri saperi e le nostre cognizioni. Dalle pitture rupestri alla scrittura, dalla stampa alla fotografia.

La nostra mente è plastica. Per questo anche la memoria si sta adattando al nuovo contesto in cui viviamo, caratterizzato dalla pervasività delle tecnologie digitali.

La vera sfida, come in ogni epoca, è quella di utilizzare l’innovazione per migliorare e rendere più semplici le nostre vite.

 

 

 

Per approfondire…

La memoria di Baddeley, Eysenck, Anderson

La caffettiera del masochista. Il design degli oggetti quotidiani di Norman (davvero interessante! ?)