La tua guida nel mondo virtuale
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Il corpo non c’è… ma si vede. Telepresenza e senso di presenza “virtuale”

La Telepresenza oggi non è più fantascienza. Possiamo essere “presenti” ed interagire con ambienti anche molto distanti da dove ci troviamo, estendendo così la nostra presenza oltre il corpo.

Grazie a Tecnologie come ologrammi e particolari robot oggi è possibile essere presenti virtualmente anche in posti molto lontani da dove ci troviamo fisicamente.

Queste tecnologie sono davvero molto utili e trovano applicazione in numerosi ambiti: domotica, videosorveglianza, insegnamento, medicina, intrattenimento, lavoro… per arrivare fino all’esplorazione spaziale.

In particolare, grazie a robot e telepresenza olografica è oggi possibile tenere o partecipare ad una lezione a distanza, sorvegliare la propria abitazione anche trovandosi dall’altra parte del mondo, eseguire un intervento senza trovarsi in sala operatoria, assistere gli anziani ed esplorare luoghi difficilmente raggiungibili dall’uomo.

La psicologia dietro la Telepresenza

Iniziamo dalle basi: la tecnologia ha introdotto nella nostra vita quello che possiamo definire un sesto senso. Parlo di quello che in psicologia si chiama senso di presenza.

Di cosa si tratta?

Il senso di presenza è la percezione e l’esperienza soggettiva che deriva dal trovarsi in un ambiente. Nel nostro caso è “l’esserci, cioè la sensazione di essere nel mondo sintetico generato dal pc”, esserci davvero, perdendo la consapevolezza della mediazione della tecnologia (Riva, 2009).

Il senso di presenza è poi tanto più forte quanto più realistico l’ambiente virtuale in cui ci immergiamo, complessi gli strumenti che utilizziamo e numerose le possibilità di interagire e agire sul mondo che ci circonda.

Ne avevamo parlato in modo approfondito anche in questo articolo (vi consiglio di leggerlo, concetti estremamente interessanti 🤩).

La telepresenza è proprio la possibilità di essere presente in un luogo, in tempo reale, anche senza trovarci lì fisicamente. Possiamo immaginarla come un’estensione virtuale del nostro corpo che ci consente anche di interagire con l’ambiente e con le persone che ci circondano.

Dove non è possibile essere effettivamente presenti assistiamo ad una comunicazione meno ricca: pensiamo ad esempio al solo utilizzo della voce con il telefono.

Ciò che manca è la parte non verbale della comunicazione, che comprende espressioni facciali (quindi le emozioni) ed il linguaggio del corpo. Tutti elementi che umanizzano e arricchiscono le interazioni con gli altri.

Con le tecnologie di telepresenza, oltre al non verbale, tornano in gioco emozioni, gesti, segnali dell’umore e significati culturali.

Parliamo di tutto un altro tipo di “comunicazione mediata dagli schermi” che va oltre le informazioni che possono passare attraverso testi, sola voce ed emoticon/emoji.

Una nuova normalità

La digitalizzazione del mondo in cui viviamo è stata notevolmente accelerata dall’arrivo della pandemia da Covid-19.

Di punto in bianco ci siamo ritrovati tutti a lavorare da remoto, a dover mantenere le relazioni con mezzi digitali, a cercare nuovi modi per “viaggiare”.

In generale, abbiamo imparato un nuovo tipo di presenza e ad esserci senza spostare il nostro corpo fisicamente.

Sempre più riunioni in videocall, videochiamate con gli amici, eventi virtuali, corsi online… nonostante le difficoltà e la fatica, un nuovo mondo di opportunità si è aperto davanti a noi.

È vero, comunicare virtualmente non è lo stesso che comunicare di persona, ma dobbiamo essere onesti… molte volte spostarsi fisicamente è anche uno spreco di tempo e di risorse (economiche e psicologiche).

Detto ciò si sono diffusi numerosi strumenti, più o meno complessi, con l’obiettivo di rendere ancora più forte il nostro senso di presenza, vediamone alcuni.

Le Tecnologie di Telepresenza

Le tecnologie di telepresenza sono entrate ormai nella vita quotidiana e ci aiutano in tanti aspetti della nostra vita.

I Robot di Telepresenza in ospedale

Ad oggi sono numerosi gli esempi di robot in grado di favorire la comunicazione e, talvolta, supportare persone anziane o con disabilità. Tra semplici tablet su ruote e robot umanoidi, abbiamo di fronte una tecnologia sicuramente promettente al servizio del benessere psicologico e fisico della persona.

Durante l’emergenza Coronavirus, ad esempio, abbiamo visto nascere progetti come Lhf-Connect per la telepresenza accanto alle persone ricoverate in ospedale.

Oltre a facilitare le comunicazioni con i famigliari, questi “semplici” robot (basati su iPad controllati a distanza) riducono allo stretto necessario i contatti tra malati e personale sanitario, fattore importante durante la pandemia.

ao-pisa.toscana.it

Aggiungendo l’intelligenza artificiale avanziamo di complessità e, quindi, di impatto.

I robot diventando vero e proprio supporto per mansioni come smistamento dei pazienti, valutazione preliminare degli esami tramite AI, raccolta dati per la ricerca. Diminuiscono sprechi di tempo e risorse e aumenta la possibilità di concentrare creatività e competenze umane sui compiti che più le richiedono.

La telepresenza sta portando anche medicina e chirurgia ad un altro livello.

I medici possono collaborare da una parte all’altra del mondo e, grazie ad appositi robot, operare su un paziente pur non trovandosi accanto a lui fisicamente.

Telepresenza a scuola

Spinto dalla pandemia, l’apprendimento ibrido (tra virtuale e reale, con studenti a casa e studenti in presenza) è entrato in molte aule scolastiche per arricchire l’esperienza di classe e la didattica a distanza.

Grazie ad un robot di telepresenza i bambini possono godere di una visuale a 360 gradi sulla classe, seguendo in tempo reale azioni e suoni.

Molto più di una ripresa statica, fissa e poco interattiva sull’aula.

La sensazione di trovarsi in classe è molto più forte: stimoli e possibilità di socializzare aumentano, limitando gli effetti negativi dovuti all’isolamento e alla lontananza da tutto ciò che riguarda l’esperienza scolastica (aspetti sociali, psicologici, emotivi…).

Uscendo dalla logica dell’emergenza, questa tecnologia potrà rappresentare una grande risorsa per gli studenti che per diversi motivi (rischi di salute, assenze per ricoveri ospedalieri, ecc…) non possono partecipare con continuità alla vita scolastica.

In questo modo l’interazione sarà molto più coinvolgente e la qualità di vita degli individui potrà sicuramente giovarne.

hurolife.it

Telepresenti… a lavoro

Ormai è innegabile, il telelavoro è entrato a far parte delle nostre vite e probabilmente per molti di noi rimarrà una realtà anche dopo la pandemia.

Oltre a tutti i vantaggi, come risparmio di tempo, denaro, possibilità di migliorare il proprio equilibrio vita privata-lavoro… il telelavoro (spesso definito erroneamente smart working) ha dei limiti dovuti proprio alla mancanza degli aspetti più umani e relazionali del lavoro in ufficio.

Grazie alle tecnologie di telepresenza, che si tratti di ologrammi, robot o tecnologie per videoconferencing più “interattive”, possiamo essere presenti anche senza effettivamente spostarci, vivendo così in modo molto diverso meeting e rapporti tra colleghi pur senza rinunciare ai vantaggi del lavoro da remoto.

Ecco un esempio (uno tra tanti) di telepresenza olografica.

Un passo nel futuro

Immaginate di poter controllare robot e dispositivi vari con la sola… forza della mente.

Fantascienza? No, è già possibile grazie allo sviluppo dell’interfaccia BCI (Brain-Computer Interface), il sistema che consente la connessione diretta tra cervello e computer. Un ambito incredibile che unisce conoscenze di informatica, neuroscienze, ingegneria biomedica e tanto altro.

Partendo dall’EEG (elettroencefalogramma) possiamo riconoscere l’attività mentale delle persone, vedere cosa succede nel cervello mentre si svolgono determinati compiti, capire intenti e spinte all’azione (ovviamente sto semplificando molto i concetti ed il livello tecnico). Lo studio della BCI fa il passo successivo, “traducendo” con tecniche come machine learning e signal processing l’attività del cervello in conseguenze, azioni, risposte sull’ambiente da parte degli strumenti tecnologici.

Penso di camminare in avanti, il robot si muove in avanti. Penso di girarmi a guardare a destra, il robot si gira a destra.

Considerando persone con particolari difficoltà motorie o di altro tipo capiamo bene l’incredibile impatto che può avere una tecnologia simile per migliorare benessere e qualità di vita.

Una presenza virtuale con possibilità di interagire sull’ambiente laddove non sia possibile averla fisicamente.

I momenti di emergenza, oltre le difficoltà, riescono a far emergere con più forza e velocità risorse, competenze e possibilità che non immaginavamo di avere. Adesso tocca a noi portare avanti l’innovazione e far sì che possa migliorare la vita di sempre più persone.

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